Andare per le Gerusalemme d'Italia by Franco Cardini

Andare per le Gerusalemme d'Italia by Franco Cardini

autore:Franco, Cardini [Cardini, Franco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Ritrovare l'Italia
ISBN: 9788815324054
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


11. San Vivaldo, complesso della piccola Gerusalemme.

Ma come i frati minori siano giunti a San Vivaldo non è del tutto chiaro. Sembra che arrivassero tra il 1499 e il 1500, invitati dalla comunità di Montaione ch’era insoddisfatta di come quello ch’era ormai un santuario di qualche fama veniva gestito, in una sostanzialmente confusa compresenza di soggetti laici ed ecclesiali. Ma fra Cherubino Colzi, che iniziò la costruzione del convento minoritico adiacente alla chiesa e ne fu il primo padre guardiano, dovette pensare che quel modesto culto locale tributato a un santo piuttosto oscuro non era una garanzia di futuro e prestigioso sviluppo.

Comunque la vera, energica e originale ridefinizione del luogo si dovette si può dire senza dubbio a fra Tommaso da Firenze, nel 1509 guardiano del convento minorita di San Salvatore al Monte della sua città, poi anche commissario provinciale e, nel 1524, definitore della provincia minoritica di Toscana fino al 1534, anno della sua dipartita. Egli prima era stato guardiano del convento minoritico di Candia, nell’isola di Creta.

La passione e la competenza con la quale fra Tommaso edificò la «sua» Gerusalemme in Valdelsa, fanno agevolmente ipotizzare una sua visita (o anche più d’una) alla Terrasanta, tutt’altro che problematica per giunta in un francescano; e la permanenza a Candia rende ancor più credibile l’ipotesi. In realtà, per quel che ne sappiamo, fra Tommaso può essere stato benissimo un «pellegrino interiore», un viaggiatore dello spirito; e l’accuratezza della sua realizzazione può essere stata conquistata pezzo per pezzo, sulla scorta delle indicazioni, ricchissime, che potevano essergli pervenute sia da confratelli buoni conoscitori della Terrasanta, sia dalla lettura dei resoconti di pellegrinaggio che ormai circolavano in discreto numero anche a stampa.

Di solito il complesso di San Vivaldo viene collegato alla storia dei cosiddetti «Sacri Monti», soprattutto a quello di Varallo Sesia, fondato come sappiamo qualche anno prima.

Senza dubbio, entrambe quelle esperienze nascono in un comune àmbito di spiritualità cristocentrica e cristomimetica e di familiarità con la Terrasanta, caratteristiche entrambe dell’ordine francescano; e, se si dovesse adottare la comoda ma non sempre sicura norma del post hoc, ergo propter hoc, la cronologia ci suggerirebbe un rapporto di dipendenza di San Vivaldo rispetto a Varallo. In realtà, questo rapporto – che può senza dubbio esservi stato – non dev’essere andato al di là d’una magari forte ma tuttavia generica suggestione.

Secondo una cronologia diffusamente accettata, Bernardino Caimi sarebbe stato in Terrasanta ai primi del 1471 con funzioni commissariali, per tornarvi poi tra il 1487 e il 1490; appunto al ritorno da questo secondo viaggio avrebbe cominciato a vagheggiare «la costruzione di un complesso di edifici che ricordassero i Luoghi Santi».

Mancano invece notizie su come sia stato avviato il lavoro sanvivaldino. Una fonte tarda c’informa che alla pietas corrispose un grande entusiasmo da parte della popolazione locale, e che all’edificazione delle cappelle dettero il loro contributo non solo i francescani fiorentini, ma anche l’intero popolo della Valdelsa con i rettori delle varie comunità che, rinnovando quasi una tradizione penitenziale ben nota al tempo dei «costruttori di cattedrali»,



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